Il ruolo del caregiver familiare può essere fonte di forte stress. Inn medicina, si parla di sindrome del caregiver (o burden) per indicare quella forma di burn out psicologico che colpisce chi si prende cura di un familiare non autosufficiente. In questo approfondimento, vengono analizzate cause e sintomi della sindrome del caregiver, nonché gli indici per misurare il livello di stress e le possibili cure.
Prendersi cura di una persona non autosufficiente è un impegno particolarmente gravoso e fonte di stress cronico, perché continuo e pesante, sia sotto il profilo fisico che sotto quello psicologico. La figura del caregiver familiare, cioè di colui che diventa il punto di riferimento del malato, è pressata da numerose incombenze ed è chiamata spesso a sopportare notevoli carichi emotivi. È il caregiver, infatti, che si occupa di tutte le pratiche amministrative della vita quotidiana dell’assistito, da quelle più a banali a quelle più complesse, e che monitora lo stato della sua salute, eventualmente aiutandolo nell’assunzione dei farmaci e nell’esecuzione delle terapie. Inoltre, sempre al caregiver compete l’assistenza quotidiana: preparare il cibo, lavare e stirare i vestiti, pulire la casa (nelle ipotesi di assistenza domiciliare) e qualsiasi altra attività abbia a che fare con la routine di un individuo. Il tutto, nella maggior parte dei casi, in parallelo con i doveri della propria vita personale e familiare. Ecco perché, non sono rari i casi di caregiver che arrivano ad ammalarsi a causa di tanta pressione. È la cosiddetta sindrome del caregiver (o anche stress o burn out o burden del caregiver). Una patologia vera e propria, mentale e fisica, che non deve essere assolutamente sottovalutata.
Sindrome del caregiver e rischio burn-out: di cosa si tratta
Andando più nel dettaglio, la sindrome del caregiver si presenta come una malattia da stress molto simile al burn out, che provoca evidenti sintomi psicofisici. Se trascurata, tende a diventare cronica e a sfociare o in una forma di distacco emotivo dal familiare che si assiste o, al contrario, in un iper-coinvolgimento (e quindi anche in una auto-colpevolizzazione se le condizioni di salute dell’assistito peggiorano). In entrambe i casi, gli effetti non sono positivi, né per il caregiver stesso, né per la persona che è affidata alle sue cure.
Come si manifesta il burden del caregiver
Per rendersi conto se un caregiver si trova in condizioni di burden e sta sviluppando la sindrome da stress è possibile osservare l’eventuale presenza di alcuni sintomi specifici, che ricordano da vicino quelli della depressione. I più comuni sono:
- sonno disturbato e insonnia;
- stanchezza fisica;
- mancanza di appetito;
- cattivo umore frequente;
- difficoltà di concentrazione e di memoria;
- irritabilità;
- ansia.
(L’articolo prosegue dopo il video)
Misurare il carico di lavoro con il Caregiver Burden Inventory
Il manifestarsi di uno o più di questi segnali deve destare preoccupazione e portare il caregiver (o chi gli è vicino) a contattare qualcuno che possa aiutarlo (ad esempio, uno psicologo o psicoterapeuta). La cosa migliore, però, sarebbe non arrivare mai al punto di rottura ma rallentare prima. Il problema della sindrome del caregiver, però, sta nella difficoltà di misurare il reale carico sopportato da chi assiste. Uno degli strumenti più utilizzati, che la scienza sta man mano affinando, è il Caregiver Burden Inventory, un questionario che prova a quantificare tale carico. Si compone di 24 domande, a cui bisogna rispondere indicando quanto si è d’accordo con la relativa affermazione, in una scala da 0 a 4. I quesiti sono organizzati in 5 aree:
- Carico oggettivo: tempo effettivamente dedicato all’assistenza del familiare;
- Carico evolutivo: percezione di essere tagliato fuori rispetto alla vita nromale di una persona della stessa età;
- Carico fisico: effetti dell’attività da caregiver sulla propria salute;
- Carico sociale: conseguenze negative dell’attività da caregiver sui rapporti con il resto della famiglia, con il proprio coniuge o sul lavoro;
- Carico emozionale: reazioni che si hanno nei confronti del familiare assistito.
Come aiutare il caregiver: soluzioni e rimedi contro lo stress
Riuscire a misurare il carico sopportato dal caregiver e quindi il livello di stress è il primo passo per affrontare il problema. Le risposte che si possono attuare contro la sindrome del caregiver dipendono ovviamente dalla gravità della situazione. Se ci si trova ancora agli inizi, è possibile che sia risolutivo un sostegno proveniente dall’interno dello stesso nucleo familiare, come l’iniziativa di un congiunto che si offre per svolgere alcuni compiti che spetterebbero al caregiver o di dargli una mano. Allo stesso modo, in una fase iniziale o addirittura preventiva può essere molto utile il supporto psicologico spesso offerto da associazioni senza scopo di lucro o dalle stesse strutture che ospita i malati non autosufficienti (come gli hospice). Se lo stress, invece, si è già trasformato in burn out, è necessario farsi aiutare da uno specialista e intraprendere un percorso di psicoterapia.
I servizi dell’Hospice San Luca di Roma: residenziale e domiciliare