Il dolore cronico è una condizione potenzialmente invalidante, che peggiora notevolmente la qualità della vita. Un dolore perenne, collegato a patologie e condizioni fisiche che, in alcuni casi, possono essere non curabili. In questo approfondimento, tutte le informazioni per conoscere meglio il dolore cronico: definizione, sintomi e possibili terapie per affrontarlo (farmacologiche, fisiche e psicologiche).

Provare dolore fisico è qualcosa di estremamente naturale per l’essere umano, anche se non piacevole. L’esperienza del dolore appartiene all’uomo fin dal momento della sua nascita ed è di vitale importanza, visto che funge da campanello di allarme e da freno contro pericoli e malattie. Si può avvertire dolore più o meno frequentemente e in maniera più o meno intensa (dipende anche dalla propria soglia di sopportazione), ma comunque, almeno ogni tanto, al dolore fisico non si sfugge. D’altronde, il dolore può nascere da una molteplicità di accadimenti: un malessere passeggero (come il mal di testa o il mal di denti), una malattia (come il mal di pancia in chi accusa una gastrite), un infortunio (basta anche una semplice storta ad una caviglia). In tutti questi casi, però, il dolore ha una caratteristica: è temporaneo. Può durare pochi istanti, alcuni minuti, magari ore, addirittura qualche giorno. Alla fine, però, se ne va. Il dolore cronico, invece, non passa mai. Resta, a volte più forte, a volte più debole, ma sempre presente. Ed è questo che lo rende così preoccupante e così pericoloso, perché capace di rovinare dalle fondamenta la qualità della vita di chi ne soffre, risultando potenzialmente invalidante e conducendo anche sul ciglio di profonde depressioni.

Cos’è il dolore cronico: definizione e cause

Per capire bene di cosa si parla quando si nomina il dolore cronico è bene partire dalla sua definizione, che è naturalmente legata a quella generica di dolore. In medicina, secondo quando sancito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, il dolore è definibile come:

un’esperienza sensoriale ed emotiva spiacevole associata a un danno tissutale potenziale o in atto.

Perché invece si possa parlare di dolore cronico deve sussistere almeno una delle seguenti condizioni:

  • durata superiore a 3 mesi (o superiore a 1 mese da quando si sono risolti la lesione e/o il disturbo che lo hanno provocato);
  • ricorrenza da mesi o anni;
  • associazione a una patologia cronica o a una lesione inguaribile (come tumori, artrite o fibromialgia).

Il dolore cronico, quindi, può avere diverse cause ed essere localizzato in differenti parti del corpo. A seconda della sua origine, si può distinguere tra:

  • dolore cronico neuroplastico: è legato a un danno ai tessuti;
  • dolore cronico nocicettivo (o nociplastico): è conseguenza di una disfunzione del sistema nervoso centrale.

Un’altra classificazione rilevante, sempre correlata alle cause del dolore cronico, è quella tra:

  • dolore oncologico: sofferto dai pazienti affetti da tumore e che ha una sua specificità;
  • dolore non oncologico: sofferto da pazienti non malati di tumore.

Inoltre, è bene specificare che il dolore cronico tende ad autoalimentarsi, perché provoca un’eccessiva sensibilizzazione delle cellule del sistema nervoso e quindi porta ad avvertire dolore anche in situazione che altrimenti sarebbero innocue.

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I sintomi correlati al dolore cronico

Parlare di sintomi del dolore cronico può sembrare contraddittorio, perché il dolore è esso stesso un sintomo. Questa espressione, però, aiuta a mettere a fuoco un concetto chiaro: quando il dolore si cronicizza finisce praticamente per trasformarsi in una patologia autonoma, correlata ad un altro disturbo, condizione o malattia. E in quanto tale, è accompagnato da sintomi collegati. La sintomatologia più frequentemente associata al dolore cronico è composta da:

  • disturbi del sonno;
  • perdita dell’appetito;
  • perdita di peso;
  • ansia;
  • depressione.

Cosa fare contro il dolore cronico

Di fronte al manifestarsi di una condizione di dolore cronico, la prima cosa da fare, per poter approntare la corretta terapia, è quella di identificarne la causa. Questo, infatti, permette di capire se tale causa può essere rimossa o meno. Nel primo caso, si può procedere in parallelo ad alleviare il dolore e a rimuoverne la causa scatenante. Nel secondo e più frequente caso, invece, l’unica possibilità è quella di intervenire sul dolore per attenuarlo. L’obbiettivo è sempre e comunque il miglioramento della qualità della vita del paziente.

I modi per affrontare il dolore cronico sono essenzialmente riconducibili a tre tipologie (spesso utilizzate in sinergia):

  • terapia farmacologica: analgesici, anticonvulsivanti ma anche antidepressivi ed oppiacei;
  • terapia fisica: fisioterapia e attività fisica a basso impatto;
  • psicoterapia: terapia occupazionale o comportamentale;
  • terapie alternative: agopuntura e massaggi.

In conclusione, è bene sottolineare che, quando la causa del dolore cronico è una patologia cronica a prognosi infausta (come per i malati di tumore), il trattamento assume caratteristiche particolari, puntualmente disciplinate dalla legge. Si parla, in queste circostanze, di terapia del dolore e cure palliative.

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