Una guida sulla figura del caregiver familiare, in cinque semplici domande, per sapere tutto quello che serve sulla persona che assiste un familiare non autosufficienti. Chi è e cosa fa il caregiver? Come ottenere il riconoscimento di caregiver familiare? Quali sono i diritti e i doveri?
Il caregiver familiare è una figura chiave nel mondo dell’assistenza ai malati con prognosi infausta non autosufficienti e quindi della terapia del dolore e delle cure palliative (anche se non si limita a questo ambito). Un ruolo di assistenza che assume una valenza fondamentale. In Italia, si stima che esistano circa 8 milioni di persone che si prendono cura di loro familiari non autonomi. Riconoscendone il valore, la legge gli attribuisce alcune agevolazioni, a patto che sussistano determinati requisiti.
Chi è il caregiver familiare: significato e requisiti
Il termine inglese caregiver si traduce letteralmente in italiano come “colui che si prende cura”. Il caregiver familiare, quindi, è la persona che presta assistenza ad un familiare malato e non autosufficiente, sia esso convivente o non convivente, sulla base di un rapporto informale e con disponibilità piena. Questi ultimi due elementi sono le caratteristiche che lo distinguono da chi svolge professionalmente l’attività di assistenza ai malati (caregiver professionale)
Una definizione ancora più precisa è la definizione che si può trarre dal DDL 1461:
(il caregiver è la) “persona che assiste e si prende cura del coniuge, dell’altra parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso o del convivente di fatto ai sensi della legge 20 maggio 2016, n. 76, di un familiare o di un affine entro il secondo grado, ovvero, nei soli casi indicati dall’articolo 33, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, di un familiare entro il terzo grado che, a causa di malattia, infermità o disabilità, anche croniche o degenerative, non sia autosufficiente e in grado di prendersi cura di sé, sia riconosciuto invalido in quanto bisognoso di assistenza globale e continua di lunga durata ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, o sia titolare di indennità di accompagnamento ai sensi della legge 11 febbraio 1980, n. 18”
Ricapitolando, quindi, i requisiti per essere qualificati come caregiver familiare sono:
- la disponibilità H24 nei confronti del familiare bisognoso di assistenza globale e continua di lunga durata;
- il legame di parentela con il malato (fino al terzo grado, seppur in casi particolari);
- la gratuità dell’assistenza prestata.
Inoltre, è bene precisare che l’assistito può nominare come proprio caregiver un solo familiare.
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Cosa fa il caregiver: mansioni e doveri
Alla luce della citata disposizione legislativa, è difficile fare un elenco esaustivo delle mansioni e dei compiti del caregiver, perché il ventaglio di attività è piuttosto ampio. È possibile, però, tracciare i contorni di questo impegno, sottolineando che comprende:
- Assistenza diretta, in cui rientra lo svolgimento di tutte le mansioni quotidiane ed elementari che il malato non autosufficiente non è in grado di svolgere a solo, come lavarsi, vestirsi, preparare da mangiare, tenere in ordine la casa, fare la spesa.
- Assistenza indiretta, in cui rientrano i compiti di carattere burocratico e amministrativo, sempre connessi con la vita quotidiana;
- Sorveglianza attiva e passiva, di cui fa parte il lavoro di controllo dello stato di salute dell’assistito e della regolarità di assunzione dei farmaci e di svolgimento delle terapie (argomenti su cui il caregiver è anche tenuto eventualmente ad informare il personale medico e infermieristico che si occupa del paziente).
È evidente, quindi, che si tratta di un’assistenza onnicomprensiva, che non può essere meglio dettagliata perché destinata ad accogliere sempre nuove incombenze.
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Come diventare caregiver ed essere riconosciuti
Ad oggi, non esiste ancora in Italia una legge che disciplini in maniera organica e completa la figura del caregiver familiare. A chi assiste gratuitamente un proprio familiare malato sono riconosciuti solo diritti specifici, derivanti da previsioni normative particolari, come la legge 104/1992 o la legge 205/2017 (legge di bilancio), quest’ultima nella parte in cui ha istituito il Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare. I requisiti richiesti per la qualifica di caregiver sono parzialmente diversi.
La legge 104, infatti, considera caregiver chi:
- è convivente con il familiare non autosufficiente perché affetto da disabilità grave o da una minorazione che ne abbia ridotto l’autonomia personale (e non sia ricoverato a tempo pieno);
- presta assistenza continuativamente (sia a titolo gratuito che sulla base di un contratto).
La legge 205/2017, invece, fissa i seguenti requisiti:
- che il caregiver sia figlio, coniuge o parente entro il terzo grado dell’assistito;
- che caregiver e assistito siano conviventi;
- che l’assistito sia un familiare non autosufficiente di almeno 80 anni di età;
- che il caregiver abbia un reddito ISEE inferiore ai 25.000 euro.
Il riconoscimento del caregiver familiare nel Lazio
Cosa spetta al caregiver che assiste un familiare: agevolazioni e bonus
Se sussistono i requisiti elencati, si può accedere ai benefici previsti dalla legge.
Nel caso della legge 104/1992, al caregiver spettano:
- permessi retribuiti (3 giorni al mese);
- scelta della sede lavorativa;
- congedo straordinario retribuito per due anni;
- possibilità di rifiutare il trasferimento;
- possibilità di rifiutare il lavoro notturno;
- agevolazioni fiscali per spese mediche e di assistenza sanitaria;
- pensione Ape sociale;
- detrazioni IRPEF per l’acquisto di mezzi di locomozione;
- Iva agevolata al 4% per l’acquisto di un’auto nuova o usata;
- esenzione dal bollo auto.
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Gli stanziamenti del Fondo istituito con la legge di bilancio del 2018, invece, vengono gestiti dalle Regioni ed erogati sotto forma di assegno una tantum o mensile, con priorità per i caregiver di disabili gravissimi e gravi.
Altro sussidio molto utile è il cosiddetto Bonus Caregiver dell’INPS, che consiste in un rimborso mensile che può arrivare fino a 1340 euro (da modulare sulla base dell’ISEE) e nell’erogazione di prestazioni integrative fornite da strutture sociosanitarie.
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